Caterina Shulha

Photography Gabriele De Rossi
Styling Emi Marchionni
Make Up Camilla Guadagnoli @makingbeauty
Hair Christian Vigliotta @makingbeauty

DIGITAL COVER STORY

 Caterina Shulha wears total look Versace

Interview Emi Marchionni

Si parlerà di spettacolo, di cinema, di chiacchiere e debutti, ma a Caterina non piacciono le interviste e le fa raramente. Preferisce dialogare, quindi ha programmato una camminata notturna tra i vicoli di una vecchia Roma deserta che torna alla sua dimensione più umana, silenziosa e fragile, mentre il venticello del ponentino accarezza la sua determinazione. È strano, dice, come le persone presumano che tu abbia qualcosa di profondo da dire solo perché sei un personaggio emergente “Non ho niente da dire. Non so niente. Una cosa che so è che non voglio nemmeno fingere di sapere qualcosa”. Occupa un posto unico tra le nuove attrici del nostro cinema, cospargendo film tradizionali con credibilità indipendente e film indipendenti con fattibilità mainstream. Caterina Shulha anche in virtù di questo debutto da regista è a nostro avviso l’emergente dell’indie-stream. Il suo percorso è come nient’altro: ha una soavità di pensiero ed azioni che viaggia nel tempo lasciandoti con una vibrazione accresciuta e dissacrante, oltre ad un senso
diminuito delle certezze della vita.


Il film del tuo debutto in qualità di regista “Insultati. Bielorussia.” parte da un titolo estremamente forte e coraggioso, com’è nato il progetto?
Il progetto nasce da un’opera teatrale di Andrej Kureichik, che la stese subito dopo le proteste post elezioni di due anni fa. Per averla scritta e fatta diventare celebre in più di 25 paesi nel mondo, è stato accusato dal tribunale bielorusso ed è dovuto scappare. In Italia non l’avevano ancora portata né in scena né sullo schermo e così ho pensato che fosse fondamentale raccontare questa storia.

Sei riuscita a mettere insieme un cast d’eccezione da Luca Argentero ad Ambra  Angiolini, dunque c’è solidarietà tra i colleghi?
Tutto il cast, fatto di colleghi e persone eccezionali ha subito confermato l’interesse per il progetto e per questo li ringrazierò in eterno, non è facile schierarsi così facilmente e velocemente per un paese tra l’altro non loro. 

Come mantieni la tua salute fisica ed emotiva mentre lavori a progetti impegnativi?
Ho tre meravigliosi bambini che mi ricordano ogni giorno quanto io sia fortunata, per quella fisica mi devo impegnare allenandomi almeno quattro volte a settimana

Le pressioni e le aspettative che derivano dall’essere sotto gli occhi del pubblico come attrice, come le gestisci?
È una compressione che sentivo anni fa, soprattutto agli inizi ma l’essere diventata madre, cambia le prospettive. Non ho problemi con l’opinione altrui, la ascolto, l’accetto se la condivido oppure la metto in discussione.

Dal tuo punto di vista cos’è l’inclusività?
L’inclusività è quella meravigliosa parola che sentiamo spesso dire a tutti ma che in pochi sappiamo mettere in pratica. È quel valore umano che dovremmo insegnare ai nostri figli fin da piccoli ed è una tra le prime cose che cambierebbe questo mondo in meglio.

Con la tua arte si può aiutare a promuovere la diversità e l’inclusione?
Decisamente. Tanti personaggi che porto in scena o sullo schermo hanno i propri caratteri ma quando li interpreto la prima regola è non giudicarli ma accettarli, quello che dovremmo fare con le persone intorno a noi.

Come difenderesti la diversità, l’equità e l’inclusione con i colleghi ed il pubblico che non ne comprendono l’importanza?
Difendere per me è spiegare, informare, chiarire e dialogare. E questo va fatto sempre e comunque anche quando le speranze di far cambiare un’opinione sembrano minime.

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